Andiamo alla scoperta di un Allenatore che da un ventennio lavora con i giovani e li aiuta a crescere, come calciatori come uomini. Il pensiero di Mister Bullitta rappresenta un concentrato di quello che molti di noi pensano e sarà sicuramente un piacere scoprire il suo modo di concepire il calcio.
Vent anni fa la tua prima panchina, il Bono in Prma Categoria. Da allora sempre e solo settore giovanile nelle società di Nuoro. Hai mai avuto idea di spostarti dalla città ?
Sono gia’ passati vent’anni. Sembra ieri.
Diciamo che ho capito sin da subito di amare di più il gioco dei bambini e dei ragazzini rispetto a quello dei grandi. Ci vuole un po’ di pazienza ma la gioia che ti danno i bimbi è un qualcosa di magico.
E’ una piacevole sensazione, quando molti ti incontrano per strada dopo tanti anni e ti manifestano
affetto e apprezzamento. Inutile nascondere che fa molto piacere e mi riempie di gioia.
Nonostante da giocatore abbia giocato in molte società della Sardegna, da allenatore ho dovuto
conciliare le esigenze di lavoro e della Famiglia per cui non mi sono mosso da Nuoro.
Però, facendo da tanti anni l’allenatore ho buoni rapporti con quasi tutte le società .
Magari in futuro ci sarà la possibilità di allenare fuori, chissà !
La stagione scorsa hai guidato, oltre che i pulcini dell’Atletico Nuoro, la rappresentativa provinciale giovanissimi. Quele è il tuo parere la situazione del calcio giovanile in provincia di Nuoro?
La scorsa stagione, così come ho fatto per tanti anni ho seguito la categoria pulcini, una categoria che mi sta particolarmente a cuore.
In seguito mi è stato chiesto di allenare la Rappresentativa provinciale giovanissimi Nuoro – Ogliastra e
ho accettato con entusiasmo.
Il livello del calcio giovanile in provincia di Nuoro non credo sia dissimile da altre realtà della nostra regione e più generale in della nostra nazione. Purtroppo è sotto gli occhi di tutti che, rispetto ad altri paesi, l’Italia del pallone sta soffrendo, un po’ perché non si può essere sempre ai vertici mondiali ma anche per incapacità di programmare e strutturarsi come fanno in altri paesi europei, in particolare Spagna, Germania, Francia, Portogallo e tutti i paesi della ex Iugoslavia.
Il dato ufficiale del calcio in Italia, che mi ha fatto pensare è che in serie A giocano il 65 % di
stranieri e il 35 % di italiani e il 70% di questi proviene da scuole calcio e settori giovanili
dilettantistici.
Tolti i fenomeni, che però sono sempre meno, i giocatori bravi non hanno la possibilità di crescere
perché in Italia non giocano, solo Mancini e pochi altri, hanno il coraggio di chiamare giocatori che
non giocano con i propri club. Paradossalmente, nonostante si studi molto di più, la tecnologia dia una grossa mano, si lavora molto spesso in staff, con allenatori, preparatori, psicologi, dietologi etc etc, non emerge quasi nessuno, sia a livello professionistico e, a cascata dilettantistico.
Una cosa mi preme sottolineare e cioè che in Sardegna e in particolare in Provincia di Nuoro abbiamo dei ragazzi ricchi di talento che per mille motivi non arrivano e che addirittura, fatto tutto il percorso giovanile smettono di giocare e addirittura di studiare. Non credo assolutamente siano tutti scarsi, non credo non ci sia un giocatore per ogni leva che possa arrivare a diventare bravo.
Detto questo dobbiamo cercare di migliorare tutti, avendo molta umiltà , per cercare di fare crescere, nel migliore modo possibile, i nostri bimbi e i nostri ragazzi.
Sei ormai al tuo ventesimo anno in panchina. Quanta passione ci vuole per andare aventi per così tanto tempo?
Se non hai passione, non puoi fare l’allenatore, è quella la leva che ti fa andare avanti.
A volte, sia quando ancora gioco con gli amici e soprattutto quando alleno, mi sembra che il tempo
non passi mai, io amo stare al campo e in generale amo lo sport, mi fa stare bene.
Ti rivedi sulla panchina di una prima squadra o ritieni che continuerai a lavorare con i giovani?
Per quanto riguarda questa domanda ti dico che dove sono, cioè all’Atletico Nuoro, sto benissimo,
perché ho la fortuna di lavorare con persone serie, competenti, leali, con le quali condivido la stessa filosofia di vita e cioè’, in primis cercare di formare dei ragazzi con dei valori e in parallelo, cercare di insegnare loro a giocare a calcio, sperando, per quanto mi riguarda, di fare meno danni possibile.